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Tendenze elettorali in Europa


È obiettivamente temerario a un anno di distanza dalle elezioni europee formulare un’ipotesi accurata sulla composizione della prossima Assemblea, stante l’evidente mobilità degli elettorati e stante anche il fatto che buona parte delle motivazioni di voto in genere sono dovute all’approvazione o al rigetto dei Governi nazionali in carica, alcuni dei quali si insedieranno nei prossimi mesi dopo alcune elezioni politiche molto importanti (Grecia 25 giugno, Spagna 23 luglio, Slovacchia 30 settembre, Polonia ad ottobre).


I paradossi delle “aritmie democratiche” nell’Unione europea: quando a vincere (in Europa) sono gli sconfitti (nelle elezioni nazionali)


La prassi di nominare ai vertici delle istituzioni dell’UE leader politici appena sconfitti nelle elezioni nazionali, pur diffusa in molte organizzazioni internazionali e rispondendo a logiche comprensibili, finisce per minare la legittimazione democratica del sistema politico istituzionale europeo e per accentuare quelle “aritmie democratiche” che costituiscono il vero problema della democrazia europea, nella difficile conciliazione dei cicli e dei ritmi dei suoi molteplici sistemi politici.


Israele, uno stato senza costituzione


Viene da lontano, la crisi politica di Israele. Si ritrova nella sua singolare struttura istituzionale. Conoscerla può aiutare a comprendere la mobilitazione popolare, multisfaccettata, che porta in piazza avversari e sostenitori del governo di Benjamin Natanyahu, reo di voler una legge che consegna al Parlamento (Knesset) il potere di limitare la Corte Suprema nel garantire i diritti e la democrazia ebraica.


Balneari. Dopo lo stop del Consiglio di Stato e il monito del Quirinale, in attesa della Corte di giustizia


Con sentenza depositata lo scorso 1° marzo, la sesta sezione del Consiglio di Stato ha stabilito che la nuova proroga automatica delle concessioni demaniali marittime deve essere disapplicata per contrasto con il diritto europeo. A questa pronuncia è seguito l’importante monito mosso dal Presidente della Repubblica.

 


Legislative in chiaroscuro


Volendo fare una prima riflessione sul risultato delle elezioni legislative francesi, va anzitutto fatta una premessa: nelle situazioni non del tutto chiare, con alcuni elementi di incertezza, la valutazione è sempre sic stantibus rebus. Nel chiaroscuro risultato elettorale, però, emerge un dubbio: sarà possibile governare con una maggioranza davvero relativa e non quasi assoluta come nel 1988? 

 

 


Dalle presidenziali alle legislative, quali scenari in prospettiva per la Francia?


I cittadini francesi, a distanza di qualche settimana, sono chiamati nuovamente alle urne. Dopo le elezioni presidenziali, svoltesi ad aprile scorso, il 12 giugno prossimo si terrà il primo turno delle elezioni legislative, seguite, domenica 19 giugno, dal secondo turno. Tali elezioni hanno un impatto considerevole sulla vita politica del Paese, perché da esse dipende la scelta del governo dei prossimi cinque anni.


Cronaca di una legge elettorale europea annunciata


Ci sono passaggi, in un percorso di integrazione politica, che rappresentano un punto di svolta. Il voto dello scorso 3 maggio durante la seduta plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo potrebbe essere uno di questi. Il Parlamento, infatti, ha approvato una risoluzione sulla proposta di regolamento relativa all’elezione dei suoi membri, prospettando, per la prima volta in concreto, uno spazio politico europeo caratterizzato dalla presenza di una circoscrizione paneuropea.


L’irruzione del conflitto ucraino nella campagna elettorale francese


Il conflitto che si sta consumando in Ucraina ha fatto prepotentemente irruzione nella campagna elettorale francese, rivelando ambiguità ed incoerenze di alcuni fra i principali candidati all’Eliseo, mettendo in evidenza il ruolo diplomatico del Presidente della Repubblica e giustificando al tempo stesso l’assenza di un reale dibattito. Tuttavia, esso non pare aver sconvolto il rapporto di forze e quindi il risultato delle urne, che vede al ballottagio Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

 


Change of regime in Hungary: postponed due to lack of interest


Another landslide victory for Fidesz: that is the outcome of the April 3 national elections, as the constitutional regime change has been eventually postponed due to lack of interest. Nobody can predict the future; nevertheless, based on the characteristics of the current Hungarian political regime and the major trends of the last 12 years, one can take some educated guesses as to what the future may bring. In this short piece I argue that in the next parliamentary term, the Orbán-regime will most probably be less democratic than ever before. 


Trasformazioni politiche e istituzionali e il futuro del Paese


Se i processi politici messi in moto dal Governo Draghi andranno avanti, assisteremo in Italia al più grande “ribaltone” politico, istituzionale e culturale degli ultimi trent’anni, vale a dire dall’inizio della crisi della I Repubblica. Sembrano infatti giunte al capolinea le due linee di tendenza politico–istituzionali che hanno dominato questi tre decenni. Occorrerà far ripartire i processi della democrazia rappresentativa: ma chi è l’interlocutore politico di questi processi? Le riflessioni inedite di Beniamino Caravita sulla crisi del sistema partitico in vista dell'elezione del capo dello Stato


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